…talvolta arrivo nel mio studio, con la stessa ansietà e spossatezza con le quali un naufrago giunge alla riva . Il mondo, al di fuori, di questo mio “piccolo mondo” mi calza sempre più stretto ed i linguaggi che utilizzo e che ascolto sono sempre più stranieri. Difficile abituarsi al cielo sbiadito, quando lo si è appena intrappolato sulla tela con del blu cobalto ; diventa estenuante cercare un colloquio di sguardi, avendo lasciato nello studio i riverberi di luce negli occhi di personaggi loquaci , con i quali intreccio dialoghi silenziosi, ma capaci di giungere all’anima privi di filtri bugiardi…”
Mario Ferrante
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