Dal diario di un ritrattista ( VI )

“… l’amore, quello vero, non finisce : si trasforma, perde in luccicore ma guadagna in profondità . L’amore che nasce come un mondo nuovo, generato dalla collisione tra due stelle che dopo la violenza dell’inizio forma un pianeta vergine, ricco di germi di vita : scintille rubate alla luce dell’universo e che diverranno piante e fiori, che si trasformeranno in oceani e piogge gentili , che faranno germogliare vite e formeranno nubi e che accenderanno orizzonti per ospitere tramonti e notti ricche di lune, quello no , una volta sbocciato non avvizzisce .Le due stelle originarie sono divenute consustanziali e dunque inscindibili . Se ci appare esausto, forse non è mai esistito ; lo abbiamo confuso con la complicità ubriacante di batticuori e vampate allo stomaco ,dopo una serata al pub. E questi sono asteroidi. Presuntuosi , capaci di creare anche disastri , simulando orbite improvvise, per la smania ambiziosa di essere pianeti!…” Lui (l’autore) intrecciava spesso dialighi simili con le figure che animavano le scene metropolitane dei suoi dipinti, anche se la tentazione di considerarli monologhi era in agguato, ed Il delirio lucido di avere risposte, riempiva il suo animo , gonfiando la sua fantasia fino a procurargli allucinazioni uditive. Tuttavia, nel silenzio dello studio riusciva a percepire gli aliti sommessi dei colori ; ed avevano voci e grida ; emettevano pianti e nenie dolcissime. Quelle non gli sembravano fantasmi del suo animo sofferente , perché era il solo modo possibile per sapere di essere vivo…”