Dal diario di un ritrattista ( VII )

“… ma era soprattutto di sera , quando il breve chiarore dell’eos, la cosiddetta “ora azzurra” , generava il silenzio spegnendo ogni palpito di vita che aveva fatto risuonare le stanze dalle risate e dai dialoghi intrecciati dagli allievi, che lo studio si accendeva di una luce misteriosa, capace di penetrare fino al midollo dell’anima e metteva a nudo ogni increspatura del cuore . Quei muri sembravano possedere la capacità spugnosa di assorbire ogni respiro , ogni espressione vocale che avevano riempito gli ambienti, con le ironie ridenti, esplose come petardi , e che infiochettavano l’aria con il gorgoglío di risate e vampate di allegria. La ritualità di quei momenti aveva la sacralità di un atto solenne : egli passava tra i cavalletti dei suoi allievi, considerando con attenzione puntigliosa ogni lavoro e solo allora era capace di avvertire , in modo completo, il possesso di quel piccolo mondo dai confini senza barriere. La stanza ritornava pulsante di emozioni e le presenze dei giovani artisti, come ectoplasmi, aleggiavano in ogni angolo ; ricordava ogni nome , e con gli occhi di dentro rivedeva centinaia di episodi come frammenti di un lungometraggio che volteggiavano nell’aria divenendo coriandoli colorati e lievi e che avevano formato , nel corso degli anni , il sedimento, l’humus di quella terra feconda e dolcissima. Era la sua terra ed egli ne era il custode, ne era il sovrano ma anche il prigioniero d’amore .
Varcata la porta dello studio il tempo assumeva una dimensione spirituale : era come privato dai limiti fisici ; si dilatava o si restringeva assecondando gli stati del suo animo e si arricchiva di emozioni che diventavano mescolanze cromatiche , sonorità e qualche volta persino fragranze capaci di adagiarsi come una velatura , sull’odore intenso degli ambienti, generate dalla mescolanza dell’ essenza di trementina con le resine che spesso ardevano nel locale. Non erano più stanze, ma uno spazio dell’anima.
Lo scorrere del tempo era scandito dal fremito vitale di ogni pigmento ; lo spirito era sbalzato in alto, fino a raggiungere distanze siderali , dalla fosforescenza gelida del violetto di cobalto, ed un momento dopo , con un gemito del cuore , grazie alla regalità sfacciata del giallo di cadmio, il suo spirito assumeva capacità dilatative tali da riuscire a contenere territori smisurati… “