Dal diario di un ritrattista ( I )

“… imprigionato sulla tela il personaggio osservava il suo creatore. Gli impasti oscuri e densi di arancio di cadmio con porpora cesariana avevano creato una zona d’ombra profonda, ma il luccichío dei suoi occhi spiccava anche nella oscurità delle cromie. E creava disagio al pittore; era una sfida silenziosa che ribadiva il diritto alla libertà di esistere; il personaggio si dilatava , misteriosamente, nello spazio ampio dello studio , e la sua presenza ingoiava ogni cosa: le suppellettili, i barattoli pieni di pennelli e spatole, i tubetti di colori ed anche la grande tavolozza zeppa di mescolanze ancora brillanti e morbide : alcune avevano toni zuccherosi come miele che sgocciola, altri mettevano il fiele sulla lingua tanto erano acidi ed amari, altri spaccavano i muri di quella stanza per spalancare le braccia a cieli sterminati e freschi di umidori profumati. Ma tutto questo pulsare di vita e di luci, ogni fragranza ed ogni sapore impallidivano dinanzi alla sfida impavida ed oscura del personaggio imprigionato sulla tela… “